La società Variante Bunker sta portando avanti ormai da diversi anni un progetto col fine di riqualificare l’ex scalo Vanchiglia; le loro armi scelte sono arte, cultura e sport.

Il mio primo viaggio in solitaria è stato a Berlino.
Avevo vent’anni e voglia di guardarmi intorno. La capitale tedesca era circondata da un’aurea di mistero e vibrante energia, un po’ come sentire musica ad alto volume nella stanza accanto. Volevo aprire quella porta. Arrivato a Schonëfeld, mi sono perso in metro e ho pagato fin troppo una corsa in taxi, mitigata dal tassista trasformatosi in cicerone per una buona mezz’ora, spiegandomi tutto e niente di quello che vedevamo dal finestrino.
Tra le varie Alexanderplatz, Potsdamer Platz e Kreuzberg, uno dei ricordi più vividi è legato a un tour gratuito della “Berlino nascosta”. Più che un ricordo è una sensazione. Dopo aver ispezionato vicoli ciechi colmi di graffiti e aver lottato per uno spazio davanti alle attrazioni principali (per essere la Berlino nascosta era piuttosto affollata), ci siamo ritrovati in una zona dall’aria abbandonata. Si trovava leggermente al di sotto del livello stradale, vicino a un ponte. Un quartiere in miniatura, costituito da un bar, diversi ex edifici industriali, vie piccole e poco illuminate.
Ci hanno spiegato che tutta la zona era caduta in disuso diversi anni prima e ora, al posto di macchine e operai, si trovavano sigarette e skate, una zona per arrampicare e altre attività giovanili legate alla riqualificazione dell’area. Il tutto sotto uno strato di bombolette spray. Lasciati liberi di curiosare in giro, mi sono ritrovato solo in pochi minuti, mentre il resto dei partecipanti si sparpagliava armato di macchine fotografiche. Ricordo il senso di smarrimento e leggera intimidazione che mi trasmetteva quel posto: mi trovavo su una strada sterrata, era tardo pomeriggio e la notte aveva già coperto la città.
Alla mia sinistra un bar in legno massiccio, simile a un saloon western, con tanto di porta ad ante e portico esterno. A parte una luce soffusa proveniente da una delle finestre da cui si intravedeva una slot machine, l’intera area era piuttosto scura, accompagnata da uno strato di nebbia che aggiungeva un tocco sinistro al tutto. Vagabondando in queste strade, cercavo qualcosa che potesse scaldarmi anima e mente. A un tratto ho visto una finestra luminosa, alta e stretta, al piano terra. Avvicinatomi, al suo interno vedevo giovani ragazzi in maniche corte. Chi si allenava con lo skate, chi suonava la chitarra, altri che semplicemente bevevano una birra.
Mi sentivo come un bambino che, a Natale, osserva dentro la casa di una famiglia felice. Fuori freddo, dentro caldo. Loro in maniche corte, io che tremavo. Luce e oscurità, esclusione e famiglia.
Sembrava che vivessero un’altra realtà, isolati da quello che succedeva al di fuori di quella stanza, felici nel loro bozzolo dove tutti erano i benvenuti.
Nonostante i diversi anni passati, è un ricordo a me caro, una di quelle piccole esperienze che ci rimangono dentro, senza un particolare motivo.
Forse è per questo che sono rimasto positivamente sorpreso quando, qualche tempo fa, un amico mi portò nella zona Barriera di Milano, qui a Torino. Via Nicolò Paganini, strada lunga e senza sbocco, racchiusa tra mura industriali.
Qui si trova il Bunker.

Berlino in zona Barriera
Appena entrato, sono rimasto impressionato da quello che c’era (e non c’era). Non sapevo dove guardare, tanti erano gli stimoli visivi che mi colpivano .
Un Dj sopra una barca, in fronte un autobus con un negozio d’abiti vintage adiacente, un teatro da una parte e una parete d’arrampicata dall’altra, campi da beach volley vicino al bar. M’incuriosì molto.
Affascinato dal progetto tornai qualche giorno dopo per parlarne con Manuela Cristaldi, responsabile e coordinatrice.

Una possibilità ben sfruttata
Il progetto Bunker nasce nel 2012, in concomitanza con il progetto di riqualificazione dell’ex scalo ferroviario Vanchiglia, terreno ormai in disuso dagli anni ottanta.
L’idea iniziale era quella di creare una serie di eventi culturali durante quell’estate. L’associazione URBE, in collaborazione con i proprietari terreni, aveva concesso un capannone per un riuso lampo attraverso la riqualificazione degli spazi con interventi di street art.
Al tempo, il presidente della sezione URBE, nonché curatore delle opere murarie, selezionò personalmente una serie di artisti da tutta Italia. Ad ognuno venne assegnato una spazio dove potessero essere liberi di lavorare. Molti di loro vissero proprio al Bunker durante quel periodo e, in base all’ispirazione del momento, crearono un murale su misura (http://www.variantebunker.com/arte/).
Dopo le opere su quella che sarebbe diventata da subito una discoteca che ospitava (e ospita tuttora) djs e band dal vivo, quell’estate si susseguirono altri eventi dedicati ad arte e cultura.
Il successo fu tale che la proprietà li invitò a rimanere, stavolta per mettere a tavolino un progetto a lungo termine, qualcosa che potesse aggiungere valore a un quartiere al tempo povero.

Sognare in grande
“Essendo un’area di trasformazione, l’idea che ci venne fu proprio questa” racconta Manuela. “Invertire la routine delle trasformazioni urbanistiche, anticipando le funzioni che normalmente vengono lasciate per ultime, come interventi legati all’arte, alla cultura e allo sport.
Così facendo, una volta terminata la parte residenziale e commerciale, la zona avrebbe avuto un valore aggiunto già in partenza. Ancora adesso, l’idea è che diventi il futuro parco urbano, a rimpiazzare l’ex scalo ferroviario.”
“Prima di noi tutti questi capannoni erano già affittati a fabbriche e artigiani, ma i proprietari videro di buon occhio i nostri intenti e ci diedero una possibilità.
Al nostro arrivo quella che ora è l’ingresso non esisteva. Abbiamo abbattuto una parte di muro per creare l’entrata, tant’è che il nostro numero civico è 0/200 (a seguito del nome del progetto).
In realtà la zona occupata da Variante Bunker è già stata proclamata edificabile; l’idea infatti era quella di traslare il tutto nella lottizzazione a fianco, in egual misura o, se possibile, più grande.
Purtroppo il progetto, chiamato Variante 200, si fermò sul nascere, nonostante il grande interesse iniziale dimostrato dal comune.”

“Durante gli anni abbiamo aggiunto un pezzo alla volta, partendo dal campo di padel, passando per la parete d’arrampicata, arrivando al laghetto artificiale costruito appositamente per il wakeboard.”
Sono riusciti a costruirsi un nome fin da subito, tanto da arrivare a collaborare con diverse realtà parallele già affermate. Un esempio è la Flic, famosa scuola circense a Torino che ha creato una delle sue sedi in un capannone della stessa area, dove ogni anno passano un centinaio di studenti da tutto il mondo per completare il triennio di perfezionamento. Un’altro è B-Side, eccellenza nel suo campo per quanto riguarda l’arrampicata indoor e non solo, che cercava uno spazio all’aperto dove portare i suoi allievi.

Le difficoltà (onni) presenti
“Purtroppo quest’anno la collaborazione con quest’ultima si è sospesa per ovvie ragioni, ma siamo fiduciosi che riprenderà appena possibile.
Alla stessa maniera è stato sospeso il progetto con L’Accademia dei Folli, compagnia teatrale che ha spostato la sua sede nello stesso spazio, ristrutturandone una parte e dando vita a un teatro all’aperto con 99 posti.
Il nostro progetto più ambizioso, al momento, è quello che ci vede in collaborazione con Mana Beach. Prevede la costruzione di campi da beach volley e l’aggiunta di un altro campo da padel. L’idea è quella di coprire i campi e renderli disponibili anche nella stagione invernale, dove seguiranno corsi non solo sportivi ma anche legati all’attività motoria e alla riabilitazione su sabbia.”
“Tutte queste idee sono nate negli anni passati, ma sono state difficili da realizzare fino a poco fa quando, lo scorso maggio (2020) siamo finalmente riusciti a ottenere una convenzione con la città di Torino. L’accordo prevede che l’attuale proprietà (Trepprime SRL), la società Variante Bunker e il comune si impegnino per sei anni a riconoscere la temporaneità di questi spazi (di conseguenza, viene anche riconosciuto il progetto di riqualificazione dell’area, cosa che prima era più un’idea che un vero e proprio progetto).
Inoltre, la città si impegna a concedere delle destinazioni d’uso differenti e le licenze saranno rinnovabili o convertibili in base a quello che succederà in futuro. Questo ci dà la possibilità di liberarci da tutte quelle licenze con durata mensile o settimanale e, con la speranza di essere ancora presenti negli anni futuri, ci farà avere una voce in capitolo per quanto riguarda la progettazione della nuova area urbanistica.”

Torino non è nuova a questo tipo di situazioni. Il comune, ciclicamente, decide di riqualificare una specifica area della città: prima il Quadrilatero, poi San Salvario, in seguito è stato il turno di Vanchiglia e ultimamente di Aurora.
Se togliamo il Quadrilatero (una zona centrale della città), le altre sono aree che hanno sofferto prima di poter crescere ed esporre il proprio potenziale. Ancora oggi sono considerate zone più “degradate” rispetto alle altre. Questo perché si è sempre pensato a costruire case e centri commerciali, senza dare molta importanza a eventi e attività culturali.

Cambiare sguardo
Ma cosa succederebbe se invertissimo questo trend, se spezzassimo questo cerchio?
Lo stesso Bunker, nel suo piccolo, ne ha dato dimostrazione, liberando Via Niccolò Paganini da droga e prostituzione. E se è vero che questi problemi non sono stati eliminati ma solo spostati, è anche vero che senza di loro sarebbero ancora presenti. Solo il movimento può portare al cambiamento.
Forse non sarà una soluzione definitiva o che può funzionare in tutti gli ambiti, ma la cultura si è guadagnata la chance di essere la prima scelta per una volta, dimostrando come dal degrado e l’abbandono possa uscirne qualcosa di positivo, che può portare a un miglioramento.
Una piccola finestra luminosa, in mezzo alla nebbia e al freddo.