“Una persona che sta sul palco col microfono in mano è molto pericolosa – e lo dimostra questo spettacolo. Peggio se sta dentro a uno schermo. Peggio se lo schermo è tutto intorno a te.”
Elio Germano ha la barba lunga, un giubbottino smanicato nero e parla alla telecamera del computer. Dietro di lui una parete bianca con un solo quadro (forse un acquerello sgraziato), una lampada crema, e si intuisce la presenza di un camino spento. In basso a destra, come nome per il profilo Zoom, ha scelto “Helio”.

Parla di Segnale D’allarme, lo spettacolo ideato pre-pandemia già per realtà virtuale e da vivere in teatro come atto collettivo; e che durante la seconda quarantena è stato rilanciato nelle abitazioni private dalla fondazione Piemonte dal Vivo. Funziona che ti danno una scatola dove ci sono un visore e delle cuffie, le metti e in qualche modo parte subito il video a 360 gradi, in quattro e quattr’otto sei in un teatro, Elio Germano è un’apparizione, e a fianco a te probabilmente c’è il co-regista Omar Rashid e sua moglie.
“L’esperienza in VR è particolarmente immersiva.” racconta Omar, “Mi è successo, in teatro, durante le esperienze collettive pre-pandemia, di vedere da fuori la scena in cui Elio invitava il pubblico a urlare il proprio nome. Le persone col visore, a quel punto, hanno davvero urlato il proprio nome. Sapevano che non era vero, che era un’immagine riprodotta, che non le avrebbe sentite nessuno, ma lo avevano urlato tutte.” Si tratta di un’esperienza totalmente diversa dal teatro e dal cinema, di una via terza. Lo spettacolo di Elio si prestava particolarmente per molti motivi. “Accadono più cose in platea che sul palco” gli ha detto l’attore al telefono al momento di convincerlo.
Helio racconta che durante lo spettacolo in teatro ne accadevano di ogni: come “gente che cantava Bella Ciao, che faceva il saluto romano, che andava col telefonino a cercare il mio nome su internet per vedere se certe cose erano vere, chi piangeva durante la serata, chi rideva come un matto anche di nervosismo”.

Il meccanismo di Segnale d’Allarme è quello del film horror: mette a suo agio lo spettatore per poi, alla fine, tramortirlo. Una discesa in una realtà distopica che in realtà conosciamo bene, guidata da un Elio virtuale che muovendosi in platea interagisce col pubblico che a sua volta collabora alla costruzione teorica di una società in un’isola deserta. “Ci sono alcune parole che si ripetono anche nel discorso pubblico contemporaneo,” dice Helio dallo schermo, “come sicurezza, meritocrazia, qualità, collettività, socialità. È interessante come la parola ebreo ci metta subito in allarme e la parola arabo no. Il meccanismo retorico è stato far diventare una questione ampia uno slogan. Quando ciò accade è facile ribaltare lo slogan e farlo diventare un’altra cosa. Andando avanti nello spettacolo ci rendiamo conto che la cosa sta diventando sempre più spinosa, ma ormai siamo stati conquistati.”
Nadia Macis, la responsabile del progetto all’interno di Piemonte dal Vivo, ha avuto l’idea dopo aver visto lo spettacolo da casa, col visore addosso e le gambe poggiate sul divano. “A volte, con le gambe così, avevo proprio la sensazione di levitare, di stare sospesa” Con l’arrivo del COVID e con la romantica ordinanza del ministro di tener chiusi i teatri ha deciso di allearsi alle librerie indipendenti (che hanno subito accettato).
Il tasto d’allarme d’oggi? “La domanda giusta è qual è il tasto della salvezza” ironizza l’attore, “Oggi esiste la figura dell’opinion leader. Un meccanismo dittatoriale pericolosissimo. Quando qualcuno ha bisogno di consegnare le proprie opinioni a qualcun altro che gliele opiniona, gliele pensa al posto suo, è qualcosa di inquietante e pericoloso.”

L’iniziativa ha avuto 10.000 spettatori prima di settembre, e l’affitto di 450 visori da parte di persone di tutte le età. Il 16 febbraio è uscito un libro per Einaudi, dal nome La mia battaglia, scritto da Elio Germano e Chiara Lagani. Sul tema del chi sono io, chi sei tu, chi credo di essere, lui e Rashid faranno un nuovo spettacolo VR su un testo di Pirandello, dove il punto di vista sarà però quello di un personaggio. Ciò che conta, per Helio, è far succedere le cose addosso allo spettatore. Per farlo, dice, ha scelto ancora questo “meccanismo demoniaco”.
Rimangono nell’aria le parole di un’anziana signora alla fine di uno spettacolo, che dopo aver tolto il visore ha visto il vero Elio Germano sul palco. Ancora confusa, chiese timidamente se era realtà o finzione.
