Un’esplorazione dei come e i perché all’interno del mondo vuduista

La Regina
Il 23 giugno è la giornata dedicata a San Giovanni Battista, una festività cristiana in coincidenza con il solstizio estivo che, come tante altre tradizioni, fu esportata nelle Americhe dai coloni spagnoli e francesi.
A New Orleans, Louisiana, nel XIX secolo ogni anno si riunivano migliaia di persone per celebrare questa ricorrenza, onorando il sole che da lì in avanti sarebbe diventato sempre più “debole”, fino a giungere al solstizio d’inverno. Nel 1874 più di dodicimila persone si spinsero sulle rive del lago Pontchartrain per assistere ai riti religiosi praticati quel giorno.
Al centro di queste celebrazioni, sacerdotessa e figura di riferimento, era “Madame” Marie Laveau.

Nata nel 1801, figlia di Marguerite D’Arcantel e Charles Laveaux, rispettivamente un’ex schiava e un mulatto figlio (illegittimo) di un politico locale, eredita lo status di donna libera, insieme alle ascendenze materne provenienti dall’Africa Occidentale, dai Nativi Americani e dai Latini Europei; dal padre riceve, oltre che il cognome, diverse proprietà e il riconoscimento legale.
Importato dalla madre arrivata come schiava nella seconda metà dell’ottocento, Marie fin da piccola esercita il credo Voodoo, ma non solo.
Figura di spicco, misteriosa e affascinante, questa figlia creola arrivò a esercitare un potere non indifferente sulla città, tanto da essere nominata “Voodoo Queen”.
La sua peculiarità, al tempo, fu di non limitarsi al credo della madre, ma di abbracciare anche il Cristianesimo, religione predominante e l’unica riconosciuta ufficialmente da quelle parti.

In concomitanza con l’equamente enigmatico mentore e confessore Padre Antonio de Sedella, pastore della cattedrale di St. Louis, i due lavorarono molto per la città, in un periodo dove la medicina faticava a tener testa alle crescenti epidemie di febbre gialla, colera, malaria e altre malattie mortali, e dove i servizi sociali di base erano pressoché inesistenti.
Le conoscenze mediche sulle qualità curative delle erbe indigene trasmessole permisero a Marie di acquisire in fretta la reputazione d’infermiera specializzata nella cura della febbre gialla, tanto da essere citata da più di un periodico.
Ritenuta fonte di saggezza e consigliera del popolo, i suoi incontri erano frequentati da bianchi, mulatti e neri. Alla sua morte il New York Times scrisse che “avvocati, legislatori, latifondisti e commercianti sono andati a rendere omaggio alla sua tomba”, dopo averne ascoltati i consigli per molti anni, a prescindere che riguardassero affari economici o di cuore.
Madame Laveau, alla sua maniera, fu una grande imprenditrice. La differenza rispetto ad altri uomini è che lei usava mezzi più spartani, ma nondimeno efficaci: cresciuta lavorando come parrucchiera, riuscì a creare una rete di informazioni che andò poi a ingrandirsi ancor di più con la gestione di una casa d’appuntamenti. In questa maniera riuscì a carpire segreti e informazioni riguardanti la maggior parte delle persone presenti in città, per poi sorprendere le stesse ogni qualvolta si presentassero al suo cospetto, mostrando una conoscenza delle loro vite private che spesso lasciava basiti, e accrescendo l’aura di mistero intorno a quella religione al tempo sconosciuta ai più.

Abilità terapeutiche
Un altro elemento che contribuiva a questa credenza era il fatto che, da infermiera qual era, Marie aveva accesso alle case dei malati di febbre gialla per curarli e, misteriosamente, non veniva mai affetta dal virus del malcapitato; obbligatorio chiarire che questo tipo di virus non è trasmissibile da umano a umano, ma è contra¡bile solo attraverso zanzare infette. Poco ne sapevano le persone dell’epoca, dove la medicina era anni luce indietro rispetto a ora e anche solo avvicinarsi a un malato sarebbe stato visto come una morte certa.
Sebbene a oggi è una delle più famose, Marie Laveau non era certo l’unica a praticare il Voodoo in città: complice il fatto che gli schiavisti francesi furono leggermente più clementi dei colleghi spagnoli o inglesi, New Orleans si fece culla di questa pratica, trasformandosi presto in meta prediletta.
Come Marguerite, si tramandavano di generazione in generazione usi, costumi e conoscenze, comprese quelle terapeutiche, tanto che diversi di loro lavoreranno come medici o infermieri. Ci riusciranno nonostante il loro pressoché totale analfabetismo, affidandosi anche a delle bambole con le sembianze del paziente usate come cartelle cliniche, attaccando, con uno spillo, le erbe utilizzate nel punto in cui doleva.

Le origini
La storia di questa religione è strettamente intrecciata alla cultura afro-americana sviluppatasi nel corso degli anni, specialmente quando venne presa come capro espiatorio dai segregazionisti nella lotta per la supremazia bianca d’inizio ottocento.
Per capirne veramente le origini, però, è necessario risalire a qualche secolo prima.
Nel XVI secolo, gli esploratori europei si accorsero delle potenzialità delle terre appena scoperte e cercarono di trarne il massimo, prima con la creazione di piantagioni di canna da zucchero, caffè e cacao, e poi, insediandosi nell’entroterra, con lo sfruttamento a livello minerario.
Il tutto però richiedeva una manodopera che non poteva arrivare dal vecchio continente.
Inizialmente tentarono di schiavizzare gli indigeni americani (addirittura già da parte di Cristoforo Colombo) ma questa pratica venne abbandonata, in parte a causa dell’alta mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie, come il vaiolo, importate dai conquistatori europei. Nelle colonie spagnole, inoltre, dal 1512 la legislazione tutelava dalla schiavitù i nativi americani.
Il 2 Giugno 1537 Papa Paolo III approvò la bolla Veritas Ipsa, dove dichiarava la scomunica di tutti coloro che “ridurranno in schiavitù gli Indios o li spoglieranno dei loro beni”, condannando così tutte le tesi schiaviste e riconoscendo ai nativi americani, cristiani o meno, la dignità di esseri umani.
Nello stesso periodo, in maniera contraddittoria, l’Europa aveva preso l’abitudine di trasformare in schiavi i prigionieri di guerra africani e, complice la Tratta Araba e gli stati africani affacciati sul Golfo di Guinea che vendevano materiale umano agli europei, i conquistatori trovarono la soluzione al loro problema. Questo diede il via al più grande commercio marittimo di schiavi della storia e fornì le basi per un’economia delle Americhe basata sullo schiavismo.

Nel 1685, Luigi XIV approvò il Code Noir: una sessantina di articoli riguardanti la vita degli schiavi destinati alle Antille francesi. Esso, ponendo lo schiavo sullo stesso piano di un oggetto, ossia senza alcun diritto, elencava una serie di regole su come trattare l’africano, tra cui il divieto di praticare attività religiose, l’incoraggiamento alla pratica del battesimo, la necessità di un’educazione e una sepoltura cattolica.
Lo stesso calco venne preso dalla Lousiana nel 1724 e, generalmente, fu una pratica assimilata anche dagli altri stati europei nell’importazione di schiavi.
Spesso il loro obiettivo era quello di sradicare dalla persona il paese da cui provenivano in tutto e per tutto, spogliandoli di tutto quello che potesse anche solo ricordare le loro origini.
Gli schiavi, complice la facilità con cui potevano venire uccisi, si ritrovarono costretti ad adattarsi alla nuova vita, spesso mescolando e mascherando le loro tradizioni sotto una forma nuova e accettabile per i loro padroni.
Il credo
In questo processo di sincretismo nacque il Voodoo, che da Haiti si diffuse poi nelle altre isole adiacenti, fino ad arrivare al sud degli Stati Uniti tramite la fuga degli schiavi dalle piantagioni di zucchero.
Il culto Vodun si basa sulla concezione che il creatore supremo del mondo, Bondye (in creolo haitiano “Dio”, dal francese Bon Dieu), fosse troppo al di sopra di esso per essere direttamente coinvolto nelle vicende terrene.
Qui entrano in gioco i Loa.
La funzione dei Loa è appunto quella di intercedere negli affari umani e di mediare con il mondo sovrannaturale. Ogni Loa è responsabile per un particolare aspetto della vita.
Nel loro ruolo di intermediazione i Loa sono direttamente riconducibili agli angeli o i santi del Cristianesimo.
I Loa non vengono solamente pregati, ma anche serviti e accontentati con sacrifici, danze o simboli che rispecchino il gusto personale di ogni spirito, pratiche molto diffuse anche dalla Bibbia stessa.
Al contrario del Cristianesimo, dove la possessione è spesso collegata a Satana e demoni maligni, nel Voodoo la si cerca; durante cerimonie guidate da un/a sacerdote/ssa, questa possessione è considerata preziosa, un’esperienza diretta di connessione al mondo sovrannaturale.
L’evoluzione (o Involuzione)
Molti bianchi non vedevano di buon occhio queste pratiche.
In parte dovuta ai riti dal carattere esoterico dove non si conosceva precisamente cosa succedesse (principalmente appunto perché tenuti riservati solo ai praticanti), parte perché i praticanti erano per la maggior parte di colore o mulatti (siamo nel profondo Sud), parte perché molti ancora ricordavano Haiti, quando nel 1791 cominciò la rivolta degli schiavi impiegati nella piantagioni di zucchero. Guidati da un sacerdote Voodoo, assassinato e successo da Toussaint L’Overture, l’isola riuscì a conquistare l’indipendenza da spagnoli e francesi nel 1804.

Indipendenza che venne a un caro prezzo, con l’uccisione di molti bianchi e la distruzione di diverse aziende simbolo dell’oppressione.
Questo stampò nell’immaginario comune un’ombra di negatività associata al Voodoo. Le bamboline usate come cartelle cliniche divennero strumenti di tortura a distanza. I riti religiosi si trasformarono in sacrifici d’animali, orge e stupri di ragazze bianche. La parola “zombie”, che da divinità dell’Africa occidentale (come riportato per la prima volta nel 1810 da Robert Southey) si tramutò in un essere inanimato alla caccia di cervelli umani.
Film e romanzi, inoltre, non hanno aiutato la situazione. Tutt’altro, sono stati una delle principali cause della demonizzazione di queste pratiche, sempre descritte come atti oscuri eseguiti da antichi stregoni.
Ora
Ancora oggi, molte persone mantengono un’idea sbagliata su cosa sia veramente questa religione. Forse perché non si limita a essere solo quello.
Il Voodoo è più di un semplice credo: è uno stile di vita.
Rappresenta una cultura, con radici che affondano nell’animismo africano precedente al concetto di religione preponderante oggi nella società occidentale.

Nonostante tutto, in tempi moderni il Voodoo sta godendo di una discreta diffusione negli Stati Uniti e nell’America Meridionale. A Haiti il riconoscimento ufficiale della religione vuduista — praticata da quasi tutta la popolazione, parallelamente al Cristianesimo — risale al 2003. In Africa occidentale è in corso un revivalismo: in Benin è riconosciuto in qualità di religione ufficiale dal 1996 ed è praticato dai quattro quinti della popolazione; viene inoltre amministrato da una comunità organizzata e viene insegnato nelle scuole. Numerosi credenti nel culto Voodoo sono inoltre presenti in Ghana e in Togo.
Del grande incendio di Roma accaduto nel 64 A.C., lo scrittore Tacitus scrisse che “Nerone affibbiò la colpa e inflisse le torture più atroci a una classe odiata per le loro abominazioni, chiamata Cristiani dal popolo”.
Si diceva che le “abominazioni” commesse dai primi cristiani fossero cannibalismo e incesto, sulla base di voci che circolavano a Roma in quel momento e che derivavano da un malinteso dell’Eucaristia.
Questo episodio dimostra con quanta facilità una religione, specialmente quando riservata, possa essere fraintesa e travisata.
Voodoo, Santeria, Candomble, Umbanda, fanno tutte parte di un cerchio di religioni venutesi a creare a seguito della diaspora africana, per poi venire demonizzate ed essere usate dai “bianchi” per far sì che la schiavitù continuasse a esistere.
Dopo centinaia di anni, sembra che ora gli si stia attribuendo la giusta importanza, sfatando i miti che le sono stati attribuiti e apprezzandone le caratteristiche spirituali, con il continuo tentativo “dell’entrare in contatto con quello che ci circonda” come obiettivo primario.